Un nuovo articolo su COVID-19 tratta l'effetto delle lucidamente evidenziate distorsioni dell'attuale sistema scientifico. Il titolo è Il Coronavirus (COVID-19), un'epidemia che evidenzia gravi carenze nella comunicazione scientifica  (Larivière, Shu, Sugimoto, in LSE Impact Blog, 5 marzo 2020).

Di particolare rilevanza nell'articolo:

"Anche se tutti gli articoli sul tema dei Coronavirus fossero disponibili, ciò sarebbe comunque insufficiente per affrontare la crisi, data la natura intrinsecamente interdisciplinare della ricerca biomedica. La base di conoscenza della scienza è semplicemente molto più ampia di un singolo argomento. La visione della letteratura attraverso la stretta lente degli articoli sui Coronavirus direttamente rilevanti per COVID-19 da sola rende cieco lo sforzo di ricerca ad altri lavori che potrebbero rivelarsi cruciali. Le cure per le malattie spesso derivano da nuove combinazioni e da intuizioni provenienti da diverse aree di ricerca. Se l'obiettivo dell'apertura della ricerca è quello di far progredire la scienza e di servire la società, tutte le ricerche dovrebbero essere aperte, non solo una parte di esse. La risposta scientifica a COVID-19 ha dimostrato alcuni dei vantaggi dell'apertura del sistema scientifico: tra cui il torrente di documenti da condividere immediatamente sui server di prestampa, la collaborazione aperta e la discussione degli scienziati che utilizzano le piattaforme dei social media e la modellazione accelerata dei genomi virali. Tuttavia, tutto ciò sarà stato vano se il sistema scientifico non cambierà. È essenziale riconoscere ciò che viene reso chiaro in questo momento di crisi: un sistema scientifico solido e una cittadinanza informata richiedono un accesso immediato e pubblico alla ricerca".

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